Nell’X/1143 fu stilato un istrumento contenente l’inventario di tutti i beni che la chiesa Salernitana possedeva in Montoro. Vi si trovano molti nomi di località Montoresi ancora identificabili.
Di tale atto si ha la redazione notarile fatta redigere di nuovo nel VI/1212 dall’arciv. di Salerno Nicola d’Aiello, figlio di Matteo, cancelliere di Manfredi. Esso ora è presso l’Archivio di Stato di Roma ed è stato trascritto a stampa da L. S. Pennacchini: Pergamene Salernitane pag. 125/150, Salerno, Spadafora 1941.
Per Piano vi si trova nominata:
a) la chiesa di S. Benedetto (per altro già esistente nel VIII/1002, come appare dal Cod. Cava IV doc. 545 pag. 12, e poi sarà annotata come parrocchia nel 17/III/1367/8 nell’Archiv. Monteverg., Mongelli IV pag. 280 n. 3494, e che pagava mezza oncia per le decime nel 1308/9 in Rationes Decimarum pag. 387 n.),
b) S. Pietro al Palatiolo (pag. 136) o Alizosa o Lizosa o Lizoza,
c) S. Giovanni a Lardari (o de Preturo, pag. 133, 139 e 142, e poi parrocchia fino al 1511),
d) S. Pietro (de Preturo o al Murillo ?) a Lardari (pag. 137: ‘S. Pietro de capite ad occidente della via che porta a Forino’, e pag.142, e poi sarà parrocchia nel 1500 fino alla fine del 1600). N.B. con queste denominazioni si trova spesso indicata nei documenti dei primi secoli del secondo millennio la parrocchia di Piano-Preturo, comunità sempre unite fino al 4 giugno 1852.
Altre informazioni si trovano nella pagina della Chiesa dell'Annunziata
Altre informazioni si trovano nella pagina della Cappella di S.Maria delle Grazie
Ora non più esistente ma che era sita a nord-ovest nella cinta dell’attuale Cimitero della Congrega il cui terreno era della parrocchia e dato in enfiteusi in due tempi).
La descrizione che segue è rilevata dall'inventario dell'anno 1742 pag. 52/58 redatto al tempo dell’arciv. Poerio dal parroco Sac. Leonardo de Melfi sulla scia del precedente compilato dal curato Girolamo Carbone (1633/ 1655).
"La chiesa è situata nel mezzo dei detti Casali (Piano Parrelle e Preturo) con la porta ad oriente, ad una sola navata coperta col tetto a travata; vi sono quattro finestre che si serrano con finestre di legname; non ha coro né sagrestia; non si ha notizia della sua fondazione per essere antichissima.
Vi è solo l’altare maggiore di stucco con il quadro del Santo Titolare (S. Giovanni Battista), sul quale altare c’è obbligo di una Messa settimanale lasciata dalla fu Gerolama d’Avossa come da istrumento del notaio Giovan Sabato Pastore del 1623. L’altare è ornato con dodici candelieri indorati e fiori (frasche di fiori di coralli come si usava allora, N.d.R.) e tovaglie. "